Falsi santuari: animali salvati o sfruttati per turismo? Ecco come capirlo

by tiportoviaconme
falsi santuari animali come capirlo

Chi non ha mai sognato di vedere dal vivo e accarezzare elefanti, leoni, delfini, gorilla? Magari con una camminata in mezzo ai leoni, o un bagnetto con gli elefanti nel fiume. Che bello, Giulia l’ha fatto in Nepal nel 2015! Ma siamo sicuri che sia turismo responsabile?

In questi anni tante nostre convinzioni sono state abbattute grazie anche a Chiara Grasso, fondatrice di Eticoscienza, con cui abbiamo collaborato per questo articolo. Chiara è laureata in comportamento animale (etologia) e grazie a lei abbiamo capito quante volte abbiamo sbagliato. Non eravamo consapevoli, nessuno ci aveva mai fatto notare e insegnato che stavamo sbagliando. Se leggendo ti renderai conto di aver sbagliato anche tu, non buttiamoci giù. L’importante è imparare e diffondere un po’ di consapevolezza per non alimentare più strutture che abusano gli animali e truffano i turisti.

Cosa sono i santuari? Perché alcuni sono falsi santuari? Come faccio a riconoscere un santuario etico? Cercheremo di scoprire insieme lo sfruttamento dietro a questi falsi santuari e il business dietro ai cuccioli di leoni che ci spacciano per orfani.

Cosa sono i santuari?

Un santuario è un centro dove animali feriti, orfani o che arrivano da situazioni di abuso, vengono soccorsi e trovano un rifugio temporaneo o definitivo. Il turista può coronare il sogno di tenere in braccio un bradipo o fare il bagno con gli elefanti e al tempo stesso sostenere economicamente una struttura che salva gli animali. Ma è davvero così?

camminata dorso elefante
I santuari dovrebbero occuparsi di accogliere animali come questi, maltrattati per dare ai turisti l’esperienza di camminare a dorso di elefante.

Sono veramente salvati e orfani?

Ti sei mai chiesto perché ci sono così tanti animali salvati in così tanti centri, o com’è possibile che ci siano tutti questi cuccioli orfani? La risposta è semplice: non è possibile! In tantissimi casi infatti questa non è altro che un’industria che sfrutta il nostro desiderio di fare del bene ed il fascino per gli animali esotici.

In questi falsi santuari gli animali vengono comprati, trafficati, o allevati per le attività con i turisti. Per avere in continuo ricambio di animali allevano cuccioli che puoi coccolare e accarezzare, alimentando la tua voglia di “pucciosità”. La presenza costante di cuccioli è proprio uno dei trucchi per scovare un falso santuario. Il tasso di orfani infatti non è così alto, quindi se ci sono sempre cuccioli vuol dire che sono allevati apposta per i turisti.

L’esempio dei leoni: caccia in scatola

Nel 2018 solo in Sudafrica c’erano ufficialmente 297 allevamenti di leoni, con 8000 esemplari allevati per il business del turismo. I leoncini vengono spacciati per orfani e fatti allattare e coccolare da turisti e volontari che spendono una fortuna in questi falsi santuari. Crescendo abituati all’uomo, quando non sono più cuccioli diventano perfetti per la prossima attività: la “lion walk”, dove i turisti passeggiano con i leoni come fossero cagnolini che hanno bisogno di essere portati fuori…

Ed infine da adulte le leonesse vengono usate per la riproduzione e quando non servono più, sono vendute insieme ai maschi a riserve private di caccia, dove ricchi “personaggi” pagano una fortuna per uccidere un animale inerme ormai abituato all’uomo e portarsi a casa un trofeo. È la “canned hunt”, la caccia in scatola.

Questa è la loro vita. Fatti nascere, crescere e morire per i turisti. Altro che santuari! Il selfie con il leoncino è molto più di un selfie, è parte di un’industria crudele.

campagna contro canned hunting

Secondo campanello d’allarme: posso interagire con gli animali?

Se un santuario ti permette di toccare, cavalcare, alimentare, coccolare, lavare animali selvatici allora non è un centro serio. Nella savana ti avvicineresti mai ad un leone o ad un elefante per accarezzarli o fargli il bagnetto? E allora come fanno a riuscirci nei santuari?

Nei falsi santuari gli animali vengono “imprintati” sull’uomo fin da cuccioli, cioè vengono tolti alla madre e abituati ad un’interazione innaturale con l’uomo. Spesso vengono addestrati con strumenti di vera tortura per renderli docili e ubbidienti. Nel caso degli elefanti in Asia questa pratica si chiama Phajaan, che in thai vuol dire frantumare, inteso come rompere lo spirito dell’elefante.

Quindi quando interagisci sappi che quell’animale “è rotto”, ha subito un processo di violenza per tutta la vita per arrivare a quello.

animali sfruttati per turismo
Un elefante destinato al trasporto di turisti in Nepal. Questi elefanti sono proprietà di privati che li tengono “parcheggiati” in catene in attesa del prossimo gruppo di turisti.

Ma vengono trattati così bene!

Ma se prima erano stati abusati e ora sono in centri di recupero dove vengono trattati bene, che male c’è ad interagire? È proprio l’interazione in sé ad essere sbagliata. Quando pensiamo che sono trattati bene chiediamoci “bene secondo chi”? Si sta facendo il bene dell’animale, del turista o del santuario?

I proprietari dei falsi santuari sanno bene che i turisti più attenti non accettano di vedere animali maltrattati, incatenati o di cavalcare un elefante, per questo ora hanno pensato ad una soluzione: fare il bagnetto all’elefante. Raccontano che agli elefanti piace giocare, sono socievoli e devono lavarsi ed il turista pensa di non fare nulla di male.

Ma è naturale stare immobilizzato con tutte quelle persone attorno che fanno selfie, urlano, toccano? È una situazione di forte stress, senza possibilità di sottrarsi, ripetuta ogni giorno, 365 giorni all’anno. Ti sveliamo un segreto: gli elefanti sanno lavarsi anche da soli… Un centro che lo permette non ha a cuore il benessere degli animali, ma solo attirare turisti paganti.

bagno elefanti
World Animal Protection

Non importa se ormai l’animale selvatico “è rotto”. Questo non giustifica l’interazione. Il dovere di un santuario serio è garantirne il benessere dando comunque una vita più naturale possibile. Non solo garantendo cibo e cure, ma anche il diritto di esprimere i comportamenti naturali tipici della propria specie. Cosa vuol dire? Una scimmia ha bisogno di un ambiente ricco per interagire e arrampicarsi, un ghepardo di molto spazio, una elefante di avere una vita sociale. E indovina, nessuna specie selvatica ha tra i comportamenti naturali l’interazione con l’uomo. È vero, l’elefante è un animale socievole e ha bisogno si interagire, ma con i suoi simili, non con noi!

Ovviamente anche nei centri seri ci deve essere per forza un’interazione con l’uomo dato che gli animali sono in cattività. Ma viene sempre ridotta al minimo e fatta solo dal personale specializzato.

L’interazione è diseducativa

Ultimo, ma non meno importante, è il ruolo diseducativo dell’interazione. Non insegna a noi e ai bambini quali sono i bisogni e i comportamenti di un animale selvatico, qual è il suo modo di vivere in natura, la differenza tra lui e un animale domestico. Ed è stato anche osservato che umanizzare gli animali e trattarli come domestici porta il pubblico a percepire meno il rischio di estinzione ed il bisogno di conservazione.

Come riconoscere un vero santuario etico?

  • Non ha continuamente cuccioli, altrimenti è probabile che siano allevati apposta.
  • Non permette l’interazione, ma solo l’osservazione.
  • Permette agli animali di avere un ambiente dove possono esprimere il loro comportamento specifico.
  • Gli animali hanno spazi adeguati, un riparo e la possibilità di nascondersi se desiderano.
  • Si impegna o finanzia progetti di conservazione.
  • Si impegna a spiegare il normale comportamento degli animali e a sensibilizzare sui problemi di minaccia e conservazione.

Domande sui falsi santuari?

Diffondiamo consapevolezza! Non abbattiamoci se abbiamo sbagliato, ma ora abbiamo gli strumenti per non farlo più e fare sapere a più persone possibili il business dietro ai falsi santuari.

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Namaste!